
Mi piace profondamente il mio lavoro.
Me lo sono immaginato tanto prima di riuscire a dargli questa forma. L' immaginazione è sgorgata da un bisogno interno e ha preso le misure con ciò che poteva avere una funzione nel mondo esterno, per gli altri oltre che per me stessa.
Così, piano piano, le mie fantasie hanno preso corpo...
E oggi il mio studio è il buco nero che può catapultarti in un'altra dimensione, è la stanza dei giochi che non hai più o non hai mai avuto, è quella sala da tè dal sapore un po' retrò in cui stare al caldo a condividere pensieri, è l'atelier tutto vetrate con vista sul lago delle ninfee in cui puoi dare spazio all'artista che sei, è l'ufficio stampa che ti farà sapere ufficialmente che esisti e che hai un certo potere nelle tue relazioni, è il ripostiglio dove si rifugiano i peccati e tutto il caos, è lo studio di architettura in cui puoi tracciare le linee per il tuo futuro, è la tua comfort zone prima di affrontare il nuovo.
Queste belle immagini me le fanno venire in mente le persone che accolgo qui con me: ognuna di loro è in cerca di qualcosa e lo studio prende temporaneamente le sembianze di ciò che serve a loro. E' questo in poche parole il contributo magico che sa dare l'arteterapia nella mia pratica clinica quotidiana.
Poi c'è la scienza, che ci aiuta a comprendere come funzioniamo e che ci dà indicazioni utili per poter prevedere le conseguenze delle azioni che compiamo.
Personalmente ho bisogno di integrare la mia mente scientifica e la mia anima artistica per sentire che ci sono tutta in ciò che sto facendo; e questa integrazione genera l'unicità dell'approccio con cui mi relaziono alle persone che si rivolgono a me, e che poco a poco riscoprono anche la propria meravigliosa complessità, accettandola e iniziando a guardarla come un'opera d'arte di grande valore.
Komentáře