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Come funziona l'arma segreta di Tom Daley?


Tokyo 2020. Vanno in scena la tenacia, la forza di volontà, la capacità di continuare a credere che la fatica possa servire anche quando non sembra, la forza delle relazioni, i momenti di sconforto e le più grandi soddisfazioni. Atleti che mostrano le proprie emozioni, comprese le proprie fragilità, che si raccontano, che diventano un po' più umani.


Fa il giro del mondo l'immagine del campione di tuffo sincronizzato Tom Daley, che lavora a maglia sulle tribune dopo aver conquistato la medaglia d'oro. Ai suoi follower su Instagram Daley dichiara: "L'unica cosa che mi ha mantenuto sano di mente durante l'intero processo per arrivare fin qui è il mio amore per il lavoro a maglia, l'uncinetto e il cucito", e definisce il lavoro a maglia la sua arma segreta.


Grazie Tom, per averci dato la possibilità di spiegare perché quello che dici ha perfettamente senso.

Lavorare a maglia è creare intrecci, dai quali prendono forma delle trame; il filato, cioè un insieme di fibre tessili unite tramite torsione, all'inizio è sostanzialmente una lunga linea senza verso. Ma quando viene lavorato con l'uncinetto, con i ferri, con il telaio o con una macchina di maglieria comincia a definire la propria direzione, a scrivere una storia, a disegnare oggetti e soggetti. Mi piace vederlo come inchiostro che scorre, anche se il filato ha qualcosa in più: è tridimensionale; ciò significa che gli oggetti che disegna sono a loro volta dotati di volume, ovvero occupano un posto nel mondo e si possono guardare da diversi punti di vista. Il potere evocativo e simbolico dell'intrecciare fili è qualcosa che risuona dentro di noi, perché è un gesto antico, ancestrale, che ci riconnette con il passato dell'umanità, con la predisposizione al dare forma (che poi significa dare senso) a ciò che ci passa per le mani: non ci accontentiamo del filo, lo tocchiamo e lo manipoliamo per renderlo nostro, per farlo essere ciò che ci serve che sia. Ci riconnette con una dimensione personale del tempo più lenta e accogliente.


Dopo questa lettura simbolica, voglio anche ricordare che il lavoro a maglia, come altre arti manuali, implica una certa ripetitività del gesto; quando impieghiamo il nostro corpo in movimenti che hanno un ritmo costante e sempre uguale, il risultato sul nostro organismo è lo stesso che potrebbe avere una seduta di rilassamento. Nel 2007 una ricerca della Harvard Medical School ha infatti dimostrato che lavorare a maglia abbassa il ritmo cardiaco di 11 battiti al minuto in media, e quindi la pressione arteriosa. Per le persone che hanno la tendenza a vivere stati d'ansia, un'attività ripetitiva come questa può risultare allora calmante e rassicurante, perché tutto ciò che succederà viene percepito come prevedibile e quindi ci si sente in grado di gestire la situazione con competenza.


Un altro segreto nascosto nell'arte dello sferruzzare è l'allenamento intenso a cui vengono sottoposte le dita; per i più giovani questo vuol dire incrementare la manualità fine, per i più anziani prevenire l'artrite alle articolazioni delle mani.


Infine, per tornare alla poesia del lavoro a maglia, vi dico anche che si offre come occasione per godere del processo di creazione, grazie all'immaginazione continua del risultato che vogliamo raggiungere. Mentre lavoriamo, infatti, definiamo nella nostra mente non solo quale forma vogliamo dare all'oggetto che stiamo creando, ma anche quale funzione potrà avere nella nostra vita affettiva: lo immaginiamo come un oggetto simbolico attraverso il quale manifestare la nostra personalità, sentendoci un po' artisti-un po' stylist, o come un regalo speciale per sancire l'importanza di una relazione, o come ricordo da lasciare a chi verrà...

Nel 2021 Tom Daley, per esempio, rende l'arte del fare la maglia anche icona di valori psico-sociali, facendosi rappresentante orgoglioso della comunità LGBTQI+.


Voglio concludere ringraziando anche la mia mamma, che da sempre intreccia fili davanti ai miei occhi, facendo passare fra le sue mani ogni giorno la stessa dignità e la stessa forza degli atleti di queste Olimpiadi, che creano bellezza attraverso i propri gesti.






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