Ci siamo quasi. Settembre si avvicina, con tutte le sue incognite sulla ripresa del lavoro, della scuola, della vita quotidiana.
Questo 2020 è stato finora molto impegnativo per tutti: qualcuno ha perso il lavoro, qualcuno ha perso delle persone care, quasi tutti abbiamo perso le nostre presunte libertà. Bambini e ragazzi hanno dovuto accettare un cambiamento radicale e improvviso nelle proprie abitudini senza comprendere completamente il senso di ciò che stava accadendo. Sono aumentati gli stati d'ansia e i disturbi del sonno: l'Università Vita-Salute San Raffaele dichiara che i disturbi del sonno interessano ad oggi una persona su due e che il sentimento di depressione è riportato da una persona su tre.
Covid 19 si traduce oggi soprattutto con sensazione di incertezza e paura per il futuro. Non solo: i nostri corpi sono stati costretti in spazi delimitati a lungo e hanno subito le conseguenze di una sempre maggiore connessione virtuale e della contrapposta mancanza di contatto fisico. La verità è che senza la rete sarebbe stato molto più difficile mantenere la percezione di normalità e di benessere, ove possibile; tuttavia l'iperconnessione da lockdown ha un costo: le nostre mani si sono iper-specializzate in movimenti sempre uguali e i nostri occhi si sono abituati a percepire il mondo compresso in pixel. Abbiamo imposto ai nostri corpi una prossemica nuova, non spontanea, per rispettare le distanze di sicurezza. Naturalmente tutto questo è stato ed è ancora oggi necessario per scongiurare nuovi blocchi totali. Ma come possiamo ristabilire un equilibrio funzionale nel nostro organismo in modo che il distanziamento non sconfini in un allentamento delle relazioni sociali? Come restituire ai nostri corpi esperienze sensoriali eterogenee e coinvolgenti? Come portare fuori emozioni e sentimenti che pesano e che non riusciamo a tradurre in parole? Come rielaborare tutto ciò che abbiamo vissuto in questi mesi e riuscire a vedere nuovi scenari futuri che non ci sembrino minacciosi?
Iniziare un viaggio nell'Atelier di Arteterapia potrebbe essere un modo buono per accompagnare noi stessi e i nostri ragazzi attraverso la ripresa di settembre. Penso, infatti, soprattutto a loro, ai giovani che dovranno tornare a frequentare le persone vis-a-vis, dovranno uscire di casa la mattina presto e spostarsi magari con i mezzi pubblici; staranno di nuovo fuori casa per buona parte del giorno, in un mondo in parte diverso da quello che avevano conosciuto prima del lockdown. Troveranno da soli le risorse per affrontare questo nuovo inizio, con tutte le fatiche di un'età già di per sé impegnativa? E gli adulti, presi dal proprio vissuto e dal proprio ri-adattamento, saranno in grado di vedere, ascoltare, individuare eventuali difficoltà nei loro ragazzi?
Mi piace immaginare che ognuno di loro possa avere in dono uno spazio altro nel quale portare tutto ciò che non può stare altrove: un luogo protetto che accolga le loro paure e le loro insicurezze, un luogo in cui non vengano giudicati e imbrigliati in un voto, una stanza in cui il distanziamento sia vissuto come forma di rispetto del racconto personale e intimo e non come lontananza. Nell'Atelier di Arteterapia i ragazzi possono trovare molti materiali che non conoscono, ma anche molti a loro noti; hanno la libertà di fare ciò che vogliono, di scegliere come passare un'ora della propria giornata senza doverne rendere conto; possono mettere in moto le proprie capacità creative e muovere le proprie mani per manipolare materiali diversi, possono sciogliere le tensioni stendendo colore senza preoccuparsi del risultato, possono realizzare manufatti unici e originali che siano completamente loro, possono ridere per ciò che fanno e possono piangere se ne sentono il bisogno. Si possono raccontare a qualcuno che li ascolta oppure possono inventare di essere ciò che non sono e di vivere tutt'altro rispetto a ciò che davvero vivono; nessuno indagherà perché lì dentro sono liberi di mentire se questo li fa sognare. In Atelier i ragazzi possono tornare a pensare il futuro come uno spazio di possibilità e non di negazione, pericolo e minaccia per la propria vita. E hanno invece anche il diritto di non pensare al domani, per godersi il momento attuale nel quale stanno bene. Ma sapete cosa? In Atelier i ragazzi possono anche starsene fermi a non fare niente se ne hanno bisogno, e nessuno li farà sentire sbagliati.
In ogni caso iniziare un percorso di Arteterapia potrebbe essere un'avventura, un'odissea per perdersi in luoghi inesplorati e poi ritrovarsi pienamente in se stessi. Un viaggio parallelo e complementare rispetto a quello che a settembre chiederemo loro di fare nella scuola, per non viverlo da soli.
L'arteterapia si offre come forma di sostegno psicologico per prevenire situazioni di disagio psico-sociale e per curare un immaginario sofferente, al fine di permettere un migliore adattamento alla realtà.
Laura Muscarella
Arteterapeuta - iscritta al Registro professionale ArTeA con num. 28/2019 ai sensi della Legge 4/2013
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